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Food delivery: un mercato in continua evoluzione

A quanti di noi è capitato, almeno una volta, di tornare a casa la sera, al termine di una giornata faticosa e non avere la minima voglia di cucinare? È una situazione che si verifica piuttosto spesso e che ha contribuito alla diffusione ed al successo del food delivery. Questo è stato uno dei temi più caldi nel corso del 2016, sia per il grande successo che ha riscosso in Italia, che per alcune controversie nate riguardo le modalità di pagamento dei lavoratori di questo settore.

Ma su quali regole si basa il funzionamento di questa economia e quali sono le sue prospettive per il futuro?

Il servizio di food delivery si inserisce all’interno di quella che si chiama gig economy, ovvero l’economia dei lavoretti. Si tratta di un modello caratterizzato dall’assenza di prestazioni lavorative continuative, infatti si lavora solo su domanda, quando il cliente lo richiede, e domanda e offerta sono gestite da piattaforme ed app dedicate. Pensiamo, ad esempio, ad Airbnb o Uber: è un mercato in cui i lavoratori sono tutti in proprio e svolgono attività temporanee. Siamo davanti ad nuovo modo di operare che non prevede veri e propri turni; i lavoratori comunicano le proprie disponibilità ed è la piattaforma stessa che ne autorizzerà le prestazioni sulla base di un sistema previsionale sulla domanda.

Le startup nate negli ultimi anni nel settore della consegna del cibo a domicilio sono numerose. Ma i punti di forza che le accomunano si possono riassumere in tre elementi fondamentali. Primo fra tutti vi è la velocità di consegna che tali piattaforme garantiscono: questo è, probabilmente, il fattore su cui le aziende competono in misura più accentuata. Un altro punto di forza è dato dalla facilità di pagamento offerta, il cliente infatti può scegliere la modalità che preferisce. Infine, il terzo valore aggiunto è dato dal servizio di geolocalizzazione che permette all’utente di monitorare in tempo reale lo stato del suo ordine fino alla relativa consegna. Questi tre elementi chiave consentono alle aziende di fornire un servizio personalizzato ed è proprio questo requisito che ha permesso l’enorme successo del delivery.

A partire dal prossimo anno si prevede una diminuzione sul numero di startup che saranno presenti in questo settore in quanto comincerà la fase di consolidamento del mercato. Questo sarà destinato ad essere guidato da pochi grandi colossi che potranno beneficiare dei consistenti vantaggi derivanti dall’economia di rete. Per poter avere la meglio sugli altri competitors e raggiungere così la leadership di settore però, è necessario che le aziende cerchino un modo per differenziare il servizio che vogliono fornire.

Una strategia possibile è quella di rivolgersi a tipologie di clienti diverse. Ad esempio, Foodora e Deliveroo hanno scelto di proporre un’offerta alimentare di livello e costo medio-alti. In una classifica stilata dalla seconda di queste aziende infatti emerge che tra i cibi più ordinati sono presenti al primo posto gli hamburger gourmet seguiti dalla pizza e dal sushi al terzo posto. È evidente quindi che il segmento di clienti scelto è differente rispetto a quello a cui si rivolgono i competitors che hanno dimensione più locale, caratterizzato da prezzi medi più bassi e da una qualità inferiore.

Sempre a questo riguardo, Deliveroo ha deciso di rivolgersi anche ad un nuovo segmento tramite il lancio di Deliveroo Business, una piattaforma dedicata alle aziende che si propone come risposta a quel crescente numero di lavoratori che ordinano i propri pasti direttamente sul luogo di lavoro.

C’è anche una new entry che ha prospettive di crescita notevoli nel mercato del delivery: UberEATS, un servizio lanciato da Uber per la prima volta a Milano. Il modello di business proposto in questo caso si differenzia da quelli precedenti. Il general manger di Uber Italy spiega così le differenze principali: “Non siamo un operatore di trasporto, chi consegna il cibo è un privato e lavora per il ristorante. Lo fa in maniera autonoma, decidendo di fornire la propria opera su base occasionale. Non esistono turni, non ci sono aree assegnate, non vedrete mai una divisa. Quando vuole, un driver avvia l’app e segnala la sua disponibilità, quando ha finito la spegne e torna alla vita normale».

È indubbio che il delivery food conoscerà una diffusione sempre più ampia nei prossimi anni, resta da vedere quale modello di business sarà quello vincente.