Rebranding: dalla Juventus ad Uber, ecco come cambiano i loghi
Tra le strategie di marketing più diffuse utilizzate dalle aziende è presente il rebranding. Si tratta di un’operazione molto complessa che, a seconda degli obiettivi che mira a soddisfare, può coinvolgere un numero più o meno ampio di elementi caratterizzanti un’impresa.
Ma qual è lo scopo di questa attività? Il concetto che sta alla base è quello del cambiamento. Attraverso il rebranding l’azienda vuole rendere noto ai consumatori il suo nuovo riposizionamento sul mercato. Non esiste un unico modo per realizzare ciò, ogni impresa mette in pratica una propria strategia al fine di attirare nuovi clienti e conquistare la loro fiducia persuadendoli di essere la risposta giusta ad ogni loro bisogno.
Vediamo quali sono alcuni fra i principali motivi per cui le imprese decidono di attuare una strategia di rebranding.
Una prima causa può essere legata alla perdita di una quota di mercato da parte del marchio. In questo caso, molto spesso, si opera un cambiamento del logo o del nome dell’impresa per cercare di catturare nuovamente una posizione più favorevole sul mercato. Lo stesso ragionamento si può applicare nel caso in cui un’impresa si debba riaffermare presso i consumatori a causa di una precedente perdita di immagine dovuta, per esempio, ad atteggiamenti non corretti o ad eventi negativi. A questo proposito si pensi al marchio Philip Morris che nel tempo ha assunto una connotazione negativa poiché legata al tabacco. Per questo, nel 2003 negli Stati Uniti, la compagnia ha deciso di cambiare sia il proprio nome che logo.
Ma il rebranding può anche essere quasi una scelta obbligata. Ciò avviene nel caso in cui un’azienda decida di rinascere dopo un precedente fallimento. Un cambiamento radicale della sua immagine si rende quindi necessario per sostituire l’idea di insuccesso dalla mente dei consumatori con la visione di un’impresa totalmente rinnovata e migliore.
Un altro dei motivi per cui si fa rebranding è quello di rimanere al passo coi tempi. L’evoluzione dei diversi mercati fa sì che le imprese debbano rivedere periodicamente la propria strategia di business e, se questa cambia, anche l’immagine dell’impresa deve essere modificata per riflettere l’innovazione anche all’esterno.
In questo articolo abbiamo scelto cinque esempi di rebranding messi in atto nel corso del 2016.
Juventus
Ecco un esempio di rebranding dovuto dal cambiamento della strategia aziendale.
Silvio Vigato, Head of Brand, Licensing and Retail e Co-Chief Revenue Officer della società, ha affermato che il cambio del logo presuppone: “la necessità di evolversi, di ampliare il brand in diversi mercati e in diversi Paesi. Tutti elementi che derivano dal piano strategico elaborato da Juventus per i prossimi cinque anni, e dalla volontà di renderlo sostenibile”.
Il nuovo obiettivo è dunque quello di ampliare il brand in modo che, nella mente dei consumatori, non sia più collegato solamente all’ambito sportivo ma diventi un vero e proprio stile di vita partendo forse proprio dall’abbigliamento.
Lo scopo principale di questo rebranding, avvenuto nel maggio 2016, era quello di rinnovare il design dell’applicazione in modo da conferirgli più risalto. La vecchia icona con la Polaroid è stata così sostituita con una nuova immagine che richiama il concetto di evoluzione anche nel campo fotografico: si passa dalle fotocamere funzionanti con il classico rullino, a quelle incorporate direttamente nello smartphone. Questa transizione è sottolineata dalla scala cromatica del nuovo logo che richiama quella di un arcobaleno, rendendo allo stesso tempo il marchio molto più visibile. Ma in tale cambiamento, Instagram ha mantenuto una forte coerenza e linearità col passato senza stravolgere le linee guida dell’immagine di partenza.
Mastercard
Stare al passo coi tempi. Questo è l’obiettivo del nuovo design scelto da Mastercard che prevede uno stile molto più minimalista rispetto al passato: colori piatti, assenza di ombre, i cerchi si intersecano e si fondono creando una nuova sfumatura. La maiuscola della parola ‘card’ è stata eliminata per sottolineare la minore importanza che il supporto fisico della carta sta assumendo nella nuova economia dell’e-commerce. Il nome è stato spostato sotto all’immagine in modo che quest’ultima risalti più efficacemente all’occhio dei consumatori. Un design più semplice e moderno che permette all’azienda di ottimizzare il suo impatto in un mondo sempre più digitale.
Uber
Al contrario di quanto visto per Instagram, in questo caso il rebranding non ha mantenuto nessun legame col passato. Il nuovo logo scelto da Uber è completamente diverso dal precedente e l’interpretazione di questa strategia è risultata difficile anche ai professionisti del settore che non hanno accolto con favore l’iniziativa.
Enel
Apertura a nuove tecnologie ed innovazione sono i concetti che stanno alla base del rebranding di Enel. Col nuovo logo si è cercato di rappresentare visivamente l’idea di energia. Una sfida non semplice che ha avuto come punto di arrivo il concetto di cursore, un’entità astratta che rappresenta visualmente le caratteristiche salienti dell’energia.