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Parla Marco Rondina, rappresentante degli studenti del Poli

Abbiamo intervistato il rappresentante degli studenti del Politecnico di Torino Marco Rondina. Il suo discorso durante la cerimonia di inaugurazione ha riscosso grande successo, fino a diventare virale sul web. Lo abbiamo incontrato per conoscerlo meglio e per parlare di temi che riguardano il mondo dell’università.

Il discorso

Marco Rondina arriva da Pesaro ed è uno studente di Ingegneria Informatica. Alle superiori è già rappresentante di istituto, all’università decide di candidarsi come rappresentante degli studenti e vince le elezioni studentesche del 2015. Due anni dopo tiene un discorso all’inaugurazione dell’anno accademico del Politecnico di Torino e si fa notare dai media nazionali. Marco si dice sorpreso per il successo del suo intervento, ma non nasconde di aver sperato che qualche piccola testata fosse lì a riprendere il tutto. “Sono felice perché quel video ha contribuito a far parlare di università al di fuori dall’università, cosa che non sempre accade”, commenta. Per chi se lo fosse perso, il video è disponibile a questo link https://goo.gl/lw0Buj.

Le università italiane

“Il sistema universitario italiano è molto diverso da altri sistemi, quale ad esempio quello americano, e questo può essere anche una fortuna per i differenti obiettivi che si pone”, spiega Marco. Poi entra nel merito del discorso dicendo che bisogna chiedersi a cosa serva l’università per capire meglio quali sono i suoi problemi. “Il sistema universitario italiano sta vivendo una condizione di sofferenza ed il Politecnico rappresenta una sorta di eccezione alla regola. Le risorse scarseggiano e si investe poco in termini di ricerca. Abbiamo meno laureati rispetto agli altri stati europei e le immatricolazioni sono in calo, questo rappresenta un problema anche in prospettiva futura” continua. “È vero che alcuni corsi di studio universitari hanno poca richiesta sul mercato del lavoro, ma bisogna capire se con università intendiamo un percorso orientato al lavoro o se parliamo anche di un luogo in cui si fa cultura. L’Italia è la culla dell’università, non possiamo ragionare esclusivamente in termini di percorso di formazione professionale. Inoltre, guardando i dati, un diplomato ha meno possibilità di trovare lavoro rispetto ad un laureato. C’è una correlazione tra livello di istruzione e possibilità professionali, un livello di istruzione maggiore ti dà più possibilità di trovare lavoro” conclude sul tema.

Le associazioni nelle università

Sul tema delle associazioni Marco si dice “convintissimo che l’attività di associazionismo degli studenti sia un elemento fondamentale della loro carriera accademica. L’essere parte di un’associazione ti permette di acquisire tutta una serie di “soft skills” come le capacità di stare con gli altri, di stare in un gruppo e di gestire un gruppo. Avere la curiosità di approfondire qualcosa di diverso oltre alle materie che si studiano è qualcosa di utile in termini di esperienze. Al Politecnico l’associazionismo funziona abbastanza bene e sarebbe bello riuscire a far crescere il fenomeno sempre più. Io, ad esempio, non riesco ad immaginare il mio percorso accademico senza la vita associativa”.